lunedì 28 marzo 2011

Lezione sulla psicologia e matematica del poker


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Il poker a differenza di altri giochi di abilità come gli scacchi è un gioco di informazioni incomplete, i giocatori hanno informazioni certe solo sulle proprie carte e su quelle visibili, sull’ammontare del piatto e sui valori dello stack degli avversari. Mancano quelle sulle carte degli avversari, quanto più un giocatore è bravo a leggere la mano in possesso dell’avversario tanto più sarà abile nel manipolare il gioco per aggiudicarsi la vittoria. Sono le capacità di lettura quelle che distinguono i giocatori professionisti dagli altri.
Ovviamente l’esperienza, una certa mole di mani giocate e l’affrontare spesso gli stessi avversari aiutano molto a comporre correttamente la mano avversario, ma l’esperienza senza conoscenza è inutile. Per questo motivo si usano la matematica e la psicologia, proprio per arricchire le proprie fonti informative al fine di prendere la decisione migliore.
Per alcuni giocatori professionisti è fondamentale anche il supporto psicologico: l’attività del giocatore è ricca di stress, inoltre un pro deve cercare di esprimere costantemente il suo gioco migliore, l’A-game, dato che è il poker la sua unica fonte di reddito. Molti giocatori usano avere un proprio coach motivazionale, altri frequentano corsi di psicologia, comunicazione non verbale e sicurezza.
Parimenti esistono molti giocatori che sono stati ottimi matematici prima di dedicarsi al gioco del poker, esempio principe è sicuramente Chris “Jesus” Ferguson, famoso per molte cose fra cui i suoi braccialetti, la sua barba ed i suoi challenge, e meno per essere stato un grande matematico. Egli contribuì anche alla realizzazione di algoritmi di randomizzazione per la distribuzione delle carte sulle piattaforme on line.
Adesso vedremo in dettaglio alcune tecniche di studio psicologico degli avversari e li interfacceremo con i size di puntata, concetto matematico che rappresenta il valore del piatto; per altri aspetti matematici più approfonditi rimandiamo alle lezioni successive data l’importanza dell’argomento.
Il primo concetto psicologico da imparare sono i livelli di pensiero, essi rappresentano il processo decisionale di un individuo. Convenzionalmente si indica con un numero: “Livello 0, cosa ho” un giocatore che pensa al livello 0 è preoccupato solo delle sue carte, non pensa a cosa possa avere in mano il suo avversario ma è preoccupato solo dalle carte che sono uscite o che usciranno. Questi giocatori, che troverete frequentemente soprattutto ai tavoli live, tendono a sopravvalutare la forza della loro mano ed hanno una caratteristica, l’ammontare della loro puntata generalmente rappresenta esattamente la forza della loro mano. Una puntata pari al piatto quindi rappresenterà un punto molto forte, una di un quarto di piatto al contrario rappresenterà una coppia piccola od un maldestro tentativo di bluff. Ecco come quindi la matematica si sposa con la psicologia, dall’analisi di un giocatore e dal suo betting pattern riusciamo ad aumentare le informazioni a nostra disposizione.
Livello 2 –cosa ha? Questo tipo di giocatore oltre alla forza della sua mano cerca di immaginare anche le carte in possesso del suo avversario e si regola di conseguenza. Se pensa di essere battuto ma legge un punto non particolarmente forte in mano al suo avversario allora probabilmente proverà a bluffare. Se ritiene che il suo avversario sia battuto ma che chiamerà una puntata non troppo grossa al river allora valuebbetterà.
Livello 3 – Cosa pensa? Questi giocatori oltre a preoccuparsi delle proprie carte e di quelle del proprio avversario penseranno anche a cosa il proprio avversario stia pensando. Si tratta quindi non solo di cosa si ha in mano realmente, ma anche di cosa si stia rappresentando. Ed ecco come la psicologia entra sempre più forte nel nostro gioco, in quanto non stiamo più parlando di valore della mano, ma di forza della rappresentazione. Saranno valutate la storia e la coerenza delle giocate del nostro avversario. Attraverso lo studio dei Betting Pattern avversari, vale a dire il rapporto tra le sue bet e quello del piatto,ecco la matematica, si completerà il processo di selezione della possibile mano del nostro avversario ma anche quello che il nostro avversario sta pensando di noi.
Ovviamente il numero di livelli puo’ continuare sempre più in profondità: io so che lui sa che io so che….. Ma la cosa più importante non è riuscire ad arrivare ad un livello infinito di pensiero, tutt’altro. La cosa più importante è entrare nella testa del nostro avversario, cercare di capire a che livello di pensiero sta ragionando e posizionarsi ad un livello appena superiore al suo. E’ inutile fare giocate troppo sofisticate quando l’avversario si trova ad un livello nettamente inferiore.
Prendiamo ad esempio la seguente mano, un avversario limpa da posizione media mentre noi sul cut off rilanciamo con



Rimaniamo in due ed il Flop recita:



Abbiamo preso coppia e flush draw e correttamente decidiamo di far seguire una continuation bet alla nostra azione, il nostro avversario ci chiama. Il turn:


Il nostro avversario checka ancora, a questo punto noi lo mettiamo su una mano come A con kicker debole oppure una mano tipo KQ o Kj dato che si è solo limitato a chiamare due volte, sia preflop che la nostra bet sul flop e siamo convinti che una sostanziosa puntata sul turn possa indurlo ad andare via, mentre inaspettatamente siamo ancora chiamati. Il river:


Ed il nostro avversario esce puntando mezzo pot. Noi non riteniamo che il 3 possa avere aiutato il nostro avversario dato che lo abbiamo messo su un certo tipo di range (A debole o KQ/KJ) anche perché se avesse avuto A3 un avversario sensato ci avrebbe probabilmente rilanciato sul flop, identico discorso lo possiamo fare per un eventuale set, a questo punto riteniamo che il nostro avversario stia provando a bloccare i nostri tentativi di puntata cercando di impaurirci, e decidiamo di andare in all in per portarci il piatto senza show down. Inaspettatamente veniamo chiamati dal nostro avversario che ci gira


4c 3c


Una mano che ci è giunta completamente inaspettata, che non faceva parte del range che avevamo assegnato al nostro avversario e che invece ci ha battuto. Il motivo per cui siamo stati battuti è stato perché abbiamo applicato male i livelli di pensiero; quando abbiamo puntato lo abbiamo fatto per far andare via il nostro avversario ed invece non sapevamo che stavamo puntando la mano superiore e che quindi stavamo puntando per valore, quando abbiamo spinto al river eravamo convinti di far foldare il nostro avversario ed era invece lui che stava puntando valore. Abbiamo trascurato l’insegnamento che ad una puntata grossa, corrisponde un punto grosso, abbiamo trascurato l’insegnamento che ad un giocatore di livello zero non interessa quali mani possiamo rappresentare ma solamente quello che ha lui in mano.
Una branca della psicologia che ha avuto molteplici e gradite applicazioni è stata sicuramente quella della comunicazione non verbale: ovviamente il suo utilizzo è stato limitato alle sole sessioni live ed il suo uso corretto si è dimostrato realmente proficuo. Ci sono anche corsi dove insegnano queste tecniche fra cui i più famosi sono sicuramente quelli Mike Caro, autore anche di un libro sui Tell, termine con il quale si indicano i comportamenti non verbali e la loro interpretazione. Il motore della lettura dei tell si basa sul fatto che ogni giocatore consciamente o inconsciamente vuole produrre confusione nell’avversario e pertanto attua comportamenti opposti rispetto alla forza della sua mano. Si traduce con il motto “ Forte significa debole e debole significa forte”: ad esempio un giocatore che finge di prendere il piatto mentre state ancora pensando a cosa fare vuole fingere forza, un giocatore che invece appare distratto da altro nonostante sia coinvolto in un piatto finge debolezza.
Ma attenti, se state giocando contro giocatori che conoscono anche loro queste informazioni allora si puo’ correre il rischio che l’avversario sfrutti a suo profitto queste informazioni. Se sembrerà forte potrebbe essere non per fingere, ma perché lo è realmente: siamo ritornati al “ io so che lui sa che…” ed è anche per questo noi riteniamo il poker un gioco di abilità oltre ad essere un gioco meraviglioso…

1 commento:

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